Il volontariato: una prospettiva psicosociale

Per volontariato si intendono un insieme di attività a favore della collettività che mantengono 3
caratteristiche peculiari: la libera scelta della decisione di svolgere queste attività, la gratuità, ovvero il fatto
di non essere retribuiti e il prodotto finale che rappresenta il beneficio ottenuto da chi lo riceve (Vitale,
2004). Il volontariato è un comportamento prosociale, inteso come insieme di azioni volte a proteggere gli
altri e favorire e mantenere il loro benessere fisico e psicologico. Fondamentali quindi risultano alcune
caratteristiche personologiche di chi fa volontariato: essere altruista (interessarsi al benessere degli altri),
provare empatia per le emozioni di chi ci si trova di fronte, avere una visione positiva del mondo e una
propensione a trovare soluzioni alternative per risolvere i problemi, essere comprensivi e pazienti. Il
volontariato costruisce dei rapporti sociali tra sconosciuti, puntando solo su una forte motivazione e uno
slancio emotivo nell’aiutare gli altri, contrastando l’individualismo, l’egoismo, l’isolamento, l’antagonismo,
il danneggiamento, i comportamenti distruttivi e aggressivi.
Attualmente, il volontariato si esplica tramite associazioni che possono perseguire varie finalità, tra cui
quelle di tipo culturale, ricreativo, sociale ambientale, sportivo, religioso. Fattore peculiare di questi enti, è
che siano composti in parte dai volontari che scelgono di dedicare attivamente il loro tempo libero al
perseguimento delle cause dell’ente. Secondo l’Istat, di oltre sei milioni di Italiani dediti al volontariato, 2
optano per il volontariato associativo, per una stima di quasi 29 milioni di ore di impegno gratuito al mese
su tutte le associazioni di volontariato della Penisola.

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